Pochi giorni prima di Natale sono stato in libreria a cercare qualche bel libro da regalare a mia moglie. Avevo una lista di titoli piuttosto conosciuti, quindi ho chiesto al commesso il quale, uno alla volta mi ha costretto a cancellarli perchè “non disponibile”, “venduto”, “in ordine”.
L’ultimo libro della lista era “Il Canto delle Manere” di Mauro Corona, che ho trovato e comprato. Nulla accade casualmente e così è stato con Corona: lui ha cercato me ed io avevo bisogno di conoscerlo. Da tempo aspettavo di essere risvegliato da un letargo di entusiasmo quasi totalizzante e improvvisamente mi sono trovato fra le mani questo libro, che ancora non ho letto, ma che mia moglie -come suo solito- ha divorato in pochi giorni. Nel frattempo mi sono documentato ascoltando e leggendo interviste, recensioni: qualsiasi cosa potesse raccontarmi di questo eremita dei giorni odierni, così grezzo e asociale, così poliedrico, innamorato della natura e di un mondo che oggi non esiste più. Insopportabile e ripetitivo nelle sue invettive contro tutto e tutti; poetico e romantico come Don Chisciotte.
Ho provato a decifrare anche alcune delle innumerevoli citazioni che Corona utilizza con naturalezza mentre parla del più e del meno.. e allora ho scoperto che Macedonio Fernandez, poeta e filosofo argentino lo ha ispirato moltissimo. Wikipedia aiuta anche chi, come me, più che leggere ama curiosare, esplorare e quindi un click dopo l’altro da Macedonio sono arrivato a Borges, suo allievo e amico, autore di Aleph e di altri mille romanzi che non ho letto. Ora non mi resta che prendermi del tempo, aprire questo libro e leggerlo.
Claudio
Un interessante intervista a M.Corona sull’abbandono dei paesi di montagna, come Erto
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